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Al di là del bene e del male
Il grande filosofo delle religioni Mircea Eliade accosta il simbolo del serpente a quello delle scale a chiocciola, delle corse intrecciate, addirittura alle scale che richiamano quella del sogno di Giacobbe nella Bibbia; secondo Eliade, queste immagini raggiungono l’idea di asse del mondo, cioè del principio vitale che unisce il cielo alla terra, presente in tutte le tradizioni. La rappresentazione del serpente è tuttavia la più corrente e la più forte, a volte un serpente bicefalo, altre il serpente attorcigliato come quello del caduceo. Non dobbiamo confonderli. Sembra che il serpente bicefalo sia quello di cui una testa è quella del Satana ontologico, l’altra quella del Satana diabolico che Cristo, seme di ’Ishah, schiaccia sul Golgotha. Dal canto loro, i due serpenti attorcigliati sembrano esprimere fin dall’alba dei tempi l’intimità del Signore e del Satana.
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La genealogia di ‘Adam oggi
Traduzione a cura di Espedito D’Agostini
A 97 anni, Annick de Souzenelle, autrice de Il simbolismo del corpo umano, affronta il capitolo quinto della Genesi, quello della genealogia di Adamo, e quindi dei patriarchi, da Caino e Abele fino a Noè. Dalla lettura dei testi ella ricava un’avvincente descrizione della posizione reale e simbolica occupata da questi grandi antenati. Ognuno infatti risulta essere un momento, un “mese” della gestazione del feto adamitico all’interno della nostra matrice cosmica. Spiega l’Autrice: «Torniamo perciò a quei sei primi patriarchi, inizialmente attenti a quanto essi ci rivelano della nostra umanità. […] Ne darò conto finché ne ravviserò la ricchezza meditando sulla seconda parte della genealogia dell’‘Adam, offerta nel quinto capitolo della Genesi».
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«Quale altro nome attribuire a questo fiume di vita che scorre nelle mie membra come nel più umile fiore, che fa cantare il vento e brillare le stelle? Qualunque sia la sua ruvidità o la sua tenerezza, che si chiami philía o agápe, esso è l’éros. éros è l’amore, di cui è detto tutto se si considera che il dio della mitologia greca che gli dà il nome è uscito dal guscio, secondo alcuni, dell’uovo primordiale […]; non ha avuto né padre, né madre […]; si librava con le ali d’oro, scagliava le frecce a caso e infiammava dolorosamente i cuori con i suoi dardi tremendi.»
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Descrizione
Il volume si compone di tre parti: nella prima Annick de Souzenelle esplicita la ragione per cui ha voluto dedicarsi a quello che Corbin chiamava “compito smisurato”: l’angelologia. Così, con i consueti strumenti che ha reso familiari ai suoi lettori, mette in luce la presenza dell’angelo nei miti della tradizione ebraico-cristiana. Questa prima parte dell’opera si chiude con una meditazione sull’angelo custode. Nella seconda parte, Pierre-Yves Albrecht invita a rivisitare insieme a lui i filosofi della Grecia antica, i neoplatonici, e così pure gli zoroastriani della Persia fino ai mistici dell’islam sufi: egli pone in luce la forte tradizione angelica di queste correnti e la spiega. La terza parte infine vede gli autori insieme in un dialogo che esplicita alcuni tratti della loro esperienza interiore e il loro interesse per il simbolismo dell’angelo, vissuto nel mondo immaginale, che è come un riflesso metafisico della realtà in cui viviamo e illumina la nostra avventura umana. Una riflessione notevole e sconvolgente sul posto dell’angelo nella nostra cultura e nella nostra storia.
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Giona, il profeta che incorpora la propria ombra
allegato cd con intervista di M. de Smedt all’Autrice
Con la lettura biblica, cui ha ormai abituato il suo lettore, Annick de Souzenelle affronta nel presente libro il mito di Giona, il profeta inviato da Dio a Ninive per convertire quella città. Succhiando antiche e nuove sapienze dalle radici delle parole ebraiche del testo e servendosi della psicologia junghiana, ella ci offre un’illuminante meditazione su noi stessi, sul nostro tempo con le sue paure e insidie, le sue speranze e i suoi rischi. Nelle società moderne, forse più di ieri, l’uomo si sente sempre più frammentato, lacerato e davvero “spaccato” in due tra le necessità, i desideri, gli obblighi esistenziali, e le aspirazioni di realizzazione umana, di profonda vita spirituale per dare senso alla propria esistenza e alla storia vissuta, pena la loro fagocitazione conseguente all’incoscienza, alla sottrazione, al rifiuto.
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o l’alleanza ritrovata
Durante i decenni passati a interrogare il testo biblico e i misteri della sua lingua, la de Souzenelle ha costruito una lettura originale e viva della tradizione profetica, che ora arriva a piena maturità. Basandosi su una profonda intuizione della spiritualità cristiana originaria, indissociabile dalla caratteristica fondamentalmente ebraica della sua letteratura sacra, ella slega questo patrimonio universale dalle pastoie moralizzanti per restituircene l’entusiasmante vitalità. «La Torah è un bacio di Dio!» proclama: con un’amorosa attenzione alla ricchezza del verbo ebraico, ella ce ne restituisce in questo libro tutto l’afflato.
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Con gli strumenti che ormai sono familiari anche ai suoi lettori italiani, l’Autrice illumina di una luce radicalmente nuova la vicenda di Giobbe. La “discesa agli inferi” di questo “giusto”, oppresso da Satana con il permesso divino, diventa un autentico cammino iniziatico. L’Autrice fa vedere come ognuno dei mali che affliggono il malcapitato, ogni discorso consolatore o moralizzatore dei suoi amici e della sua sposa, ognuna delle lamentazioni e delle rivolte di Giobbe sono altrettante tappe verso la definitiva morte dell’“uomo vecchio” in lui, che lo innalzano verso la Luce.
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Il simbolismo delle lettere ebraiche
Fra i princìpi che regolano la lingua ebraica, il valore simbolico, attribuito dalla tradizione alle lettere dell’alfabeto, è una delle chiavi essenziali per una penetrazione spirituale delle Scritture. Ogni lettera possiede la propria energia significante, e la sua presenza in un nome, in un testo sacro non è mai arbitraria. In questo libro dunque Annick de Souzenelle ci introduce nel mondo affascinante delle lettere ebraiche alla luce della sua straordinaria intelligenza e della sua fede cristiana, facendoci scoprire nella Bibbia, e in noi stessi, ricchezze che neppure sospettavamo.
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per smetterla con la costola di Adamo
Dopo il femminismo, movimento sociale di cui la de Souzenelle sottolinea la necessità storica e i limiti, e dopo lo sfruttamento pubblicitario della femminilità, è giunto il tempo per l’umanità – uomini e donne uniti in una medesima ricerca dell’umano – di riscoprire il senso del femminile. La Bibbia contiene, secondo la de Souzenelle, la chiave che può aprirci la porta su questa dimensione essenziale, trascurata dalla nostra società. Partendo dal testo ebraico, ci parla della nostra esistenza e della nostra vocazione, per arrivare a esporre la prospettiva cristiana ortodossa che afferma la mistica sponsalità della chiesa o dell’anima nella relazione con Dio.
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La presenza del verbo nel mito greco
L’Autrice entra con quest’opera nel cuore dei miti greci, partendo da quello che segnò la rivoluzione psicoanalitica: Edipo. Senza rinnegare le acquisizioni fondamentali del freudismo, la de Souzenelle risale a monte del racconto mitologico e ne segue il prolungamento fino all’interno dell’opera di Sofocle. Il destino di Edipo, lungi da ogni fatalismo e da ogni interpretazione deterministica, s’illumina così di una luce mistica, nella quale l’uomo è chiamato a sposare la “sorella madre”, simbolo del proprio “femminile interiore”, e a superare le tappe successive della sua iniziazione ultima.
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L’essere e il corpo
«Questa donna straordinaria è ascoltata “maestra” di spiritualità, dotata della capacità di cogliere in ogni istante, al di là della routine, il senso luminoso e gioioso che nascostamente la sottende; un insegnamento il cui segreto è di rintracciare nel cuore dell’esistenza quotidiana la Parola divina che la inabita trasfigurandola» (Carmine di Sante, in Jesus).
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dall’albero di vita allo schema corporeo
Il corpo ha un linguaggio proprio, attraverso il quale esprime la gioia e la sofferenza; ma è anche linguaggio in sé, un “libro di carne”. Imparare a leggere il corpo vuol dire prestare attenzione alla sua struttura, saper decifrare le forme del labirinto anatomico. Significa anche riascoltare quanto raccontano i grandi miti dell’umanità intorno alla natura e alla sottile funzione di ogni organo. Implica, infine, la riscoperta dell’“albero” dei qabbalisti: se l’uomo è «creato a immagine di Dio», la figura del suo corpo dev’essere letta come riflesso terrestre di quell’“albero di vita” di cui parla la tradizione della Qabbalah.
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O le dieci piaghe dell’anima
Alla luce della psicologia del profondo, della tradizione cristiana e della meravigliosa ricchezza della lingua ebraica, il libro dell’Esodo, che per molti poteva costituire niente più del racconto leggendario dell’uscita dall’Egitto del popolo ebraico, si rivela in queste pagine essere invece un autentico libro per la vita. Le cifre divengono simboli, le parole e i nomi rivelano tesori di senso: esperienza di una “pasqua” interiore.
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La Bibbia rivisitata
La Bibbia ci può ancora parlare? Sono possibili letture diverse dal letteralismo che porta al fondamentalismo e alla critica storica che toglie ogni verticalità al testo? Da più di quarant’anni Annick de Souzenelle cerca di uscire da questa impasse, rinnovando l’interpretazione del testo biblico con un ritorno alle sorgenti delle lettere ebraiche. Tramite un approccio simbolico, con richiami anche alla psicologia del profondo e alla tradizione cristiana ortodossa, in questo libro scandaglia in particolare i primi capitoli della Genesi fin nella più piccola lettera.
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Mentre si va instaurando un efficace dialogo tra ebrei e cristiani, come può essere inteso il legame che unisce il “Nuovo” all’“Antico” Testamento? Per la de Souzenelle il mistero di questa relazione si deve intendere come quello dell’unica parola di Dio, nella quale la «buona novella» risuona in piena armonia con la prima alleanza: ne compie le promesse e ne svela il segreto; il suo messaggio, di rimando, si illumina delle mille correlazioni che la legano alla Torah.
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