Misa Campesina N.E.
UN MEDICO ITALIANO NEL NICARAGUA RIVOLUZIONARIO
DESCRIZIONE
Tornai in Nicaragua, l’ultima volta, nel 2006. Fu anche l’ultima volta che incontrai Doña Armidia, per molti dei volontari italiani residenti a Terrabona la nostra “mamma” nicaraguense. Vi arrivai in missione come Segretario Generale dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout, la più grande organizzazione di educazione giovanile del mondo. Chiesi ai miei collaboratori di accompagnarmi a Terrabona tra un incontro ufficiale e l’altro. Ci intrattenemmo per un bel po’ con Armidia a casa sua e naturalmente parlammo dei giovani. “La verità è che non c’è un leader che li guidi. Tutti i giovani hanno bisogno di una guida una persona che li prenda sul serio, che li ascolti, che dica loro: facciamo questo, facciamo quest’altro....”. Armidia si rammaricava della mancanza di una proposta educativa, della mancanza di una visione del futuro, di un’utopia per la quale valesse la pena impegnarsi a fondo. Armidia ci ha lasciato nel dicembre 2010, trent’anni dopo il mio primo arrivo in Nicaragua – dove ho vissuto la più importante esperienza umana e professionale della mia vita - e una decina di anni dopo aver scritto il libro che hai in mano o che leggi ora sul tuo tablet elettronico. L’ultima volta che ho parlato con Armidia è stato grazie a internet. Quando arrivai a Terrabona la prima volta non c’era elettricità, ma la strada era illuminata dall’entusiasmo di migliaia di giovani determinati a costruire una società libera, non solo dalla dittatura, ma anche da miseria, fame, analfabetismo e malattie evitabili. Un impegno che molti giovani di altri paesi condividevamo, perché quel sogno era anche il nostro. Tutto è cambiato. Per sedici anni i governi neoliberali che si sono succeduti alla guida del paese dopo la sconfitta elettorale del FSLN (nel 1990), hanno cercato di cancellare anche il ricordo di quell’esperienza che per loro era la “notte oscura”, il “decennio perduto”. La verità è un’altra. Proprio in quei sedici anni che seguirono il decennio sandinista in Nicaragua c’è stata una battuta d’arresto. Nel 1990 il Nicaragua si trovava al 71° posto nell’indice mondiale di sviluppo umano, nel 2006 al 120° posto. Tra il 1990 e il 2006, più di 2 milioni di persone hanno varcato la soglia della povertà. Nel 2006 l’82% della popolazione viveva ancora al di sotto di quella soglia e il 40% era indigente. Passando da Managua durante quell’ultima visita, ho potuto vedere ancora una volta gli effetti della lunga crisi e il costo sociale del modello neoliberale applicato fin dagli anni novanta. Bambini mendicanti che vivevano in strada, anziani che cercavano del mangiare nella spazzatura. Una situazione allarmante confermata dai dati sociali che mi vennero forniti: il 76% delle scuole pubbliche del Nicaragua non soddisfaceva i requisiti di base per il loro funzionamento e gli stipendi degli insegnanti erano talmente bassi da non permettere nemmeno l’acquisto del paniere basico. I dati sull’analfabetismo, più del 33% di analfabeti nella popolazione adulta, contrastavano con i miei ricordi della Campagna nazionale di alfabetizzazione e la mobilitazione di migliaia di studenti che avevano lasciato le città per recarsi nelle zone più remote del paese per insegnare ai contadini a leggere e scrivere. Lo smantellamento del sistema sanitario, a seguito del taglio alla spesa pubblica e delle privatizzazioni richiesti dal modello neoliberale.
Editore:
EDZIONI BORLA
Genere:
Racconto Testimonianza
Pagine:
304
Pubblicazione:
2001
ISBN:
9788826313818